La relazione tra mindfulness e salute psichica

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Da un punto di vista più ampio, la ricerca scientifica ha anche esaminato come gli la pratica della meditazione abbia effetto sul benessere psichico. I meditatori, confrontati con non meditatori o altre pratiche di rilassamento, riportano in genere, in quantità proporzionale all’esperienza meditativa, maggiori livelli di mindfulness, un aumentato senso di benessere, una relazione più compassionevole e gentile con se stessi, sintomi psicologici significativamente inferiori, minore soppressione o inibizione o soppressione del pensiero e paura delle emozioni, una migliore capacità di auto-regolazione dei  propri vissuti emotivi e minore stress psicofisico (Brown & Ryan, 2003; Brown, Ryan, & Creswell, 2007; Chambers, et al., 2008; Kingston, Chadwick, Meron, & Skinner, 2007).

Molte evidenze scientifiche evidenziano come la pratica della meditazione sia associata a miglioramenti del funzionamento attentivo (Chambers, et al., 2008; Jha, Krompinger, & Baime, 2007; Lutz, Dunne, & Davidson, 2006; Lutz, Slagter, Dunne, & Davidson, 2008; MacLean, et al., 2010; Raffone, Tagini, & Srinivasan, 2010; Tang, et al., 2007; VAN DEN, et al., 2010; Weick & Sutcliffe, 2006) e della flessibilità, o adattabilità, cognitiva dei meditatori (Lutz, et al., 2006; Moore & Malinowski, 2009), risultati che potrebbero avere importanti implicazioni per il benessere psichico. Anche dal punta di vista neurale la ricerca mostra interessanti effetti della pratica della meditazione: in genere nei praticanti esperti è misurabile un maggiore spessore delle regioni del cervello associate con il processamento sensoriale e le sensazioni interne (“interocezione”) e aree coinvolte con i circuiti attentivi (Lazar, et al., 2005); le aree del cervello che sono attive durante la meditazione mostrano maggiore densità di materia grigia  e una maggiore attivazione in particolare in quelle aree che processano le emozioni e gli eventi distraenti (Hölzel, et al., 2011). Questi risultati supportano la tesi che la mindfulness, praticata in modo sistematico per lunghi periodi, induca cambiamenti sul piano dell’attenzione, della modulazione emotiva e della consapevolezza, e che tali cambiamenti possono essere misurati sia tramite le performance dei soggetti, sia tramite diretta osservazione di modificazioni cerebrali funzionali e strutturali (Lazar, et al., 2005).

Inoltre, studi correlazionali mostrano l’associazione di mindfulness e molti indicatori di benessere psichico: maggiore soddisfazione per il proprio contesto vitale, felicità, affetti positivi, vitalità e capacità di regolare le proprie emozioni. Allo stesso tempo, i meditatori fanno esperienza di una riduzione degli affetti negativi, della distraibilità e di sintomi psicopatologici in genere. Inoltre diverse ricerche hanno mostrato come la mindfulness porti ad un aumento delle capacita introspettive (“insight”), delle qualità morali, dell’intuizione e della modulazione di fobie e paure. (Brown, et al., 2007; Keng, et al., 2011; Murphy, Donovan, & Taylor, 2004; Sedlmeier, et al., 2012)

Anche da un punto di vista fisiologico sono stati mostrati cambiamenti positivi associati alla meditazione: migliore funzionamento del sistema immunitario (Carlson, Speca, Faris, & Patel, 2007; Carlson, Speca, Patel, & Goodey, 2003; Grossman, Niemann, Schmidt, & Walach, 2004), benessere in generale (Carmody, Baer, & LB, 2009),  e minore stress psicofisico (Coffey & Hartman, 2008; Ostafin, et al., 2006), miglioramenti del sistema cardiovascolare e riduzione dell’ipertensione arteriosa (Carlson, et al., 2007), dell’ipercolesterolemia (Schneider, et al., 2005). Numerose altre condizioni mediche sembrano beneficiare della pratica della meditazione: miglioramenti nel sistema immunitario di pazienti affetti da cancro, minori sintomi di stress nei pazienti affetti da fibromialgia, asma, disordini ormonali, sindrome premenstruale, dismenorrea primaria, sindromi da dolore cronico (Carlson, Ursuliak, Goodey, Angen, & Speca, 2001; Speca, Carlson, Goodey, & Angen, 2000). La meditazione sembra anche essere di beneficio nel trattamento della psoriasi, del cancro alla prostata e nell’arteriosclerosi (Kabat-Zinn, et al., 1998; Zamarra, Schneider, Besseghini, Robinson, & Salerno, 1996)