L'importanza del respiro

Pratica molto il poco, e non poco il molto.
(Detto taoista)
A volte nella vita accade che sia il caso a disporci verso la realtà da un’angolazione diversa dalla solita, con uno sguardo nuovo verso dimensioni di significato più complesse, ricchissime di stimoli. Grazie a questo gioco probabilistico impariamo o reimpariamo come fare ed essere molte cose che fino a quel momento non sembravano nemmeno plausibili.
Così accade la meditazione.
Il più delle volte una persona inizia a meditare senza un motivo specifico, magari un amico ne ha parlato, forse una lettura diversa dal solito romanzo stagionale ha introdotto a quest’ argomento lontano, oppure nel caos del quotidiano l’occhio va a posarsi su un volantino appeso al bar dove appare la scritta “Incontri di Meditazione”…
In molte persone l’interesse verso le pratiche meditative nasce nel momento in cui diversi aspetti della vita fisica, mentale, emotiva, socio-culturale stanno subendo un cambiamento silenzioso seppur radicale; si sente un richiamo dal profondo che affascina e spinge ad andare in un qualche luogo esperienziale ed esistenziale non ancora ben chiaro.
Comunque sia, è sintomo di ricerca e di autoanalisi.
Per chi non si ferma alla “prima meditazione” l’esperienza decolla e iniziano le scoperte. Da principio non c’è un mistico silenzio, uno sciamanico sentire, uno stato di coscienza alterato o chissà cosa.
Il primo sguardo attento è verso il corpo, le sensazioni fisiche: l’inconsueta postura del sedersi a terra, a volte qualche tensione sulle spalle, gli sbadigli, i tremori… e così via per indefiniti esempi. Ma tra i movimenti del corpo ce n’è uno che brilla per la sua sottile presenza, l’esperienza del respiro profondo.
Nella maggior parte delle tradizioni orientali il respiro è una fase importante dell’esperienza meditativa, un elemento fondamentale di tutto il percorso del praticante. E non a caso.
Noi viviamo perché respiriamo. L’aria che entra dilata i nostri polmoni e consente al sangue di ossigenarsi, di prendere l’energia primaria per continuare a preservare le attività fisiologiche, per mantenere il sistema corpo nell’omeostasi, che è appunto la vita. Questo processo è così ovvio nelle nostre azioni quotidiane che capita raramente di dedicare un pensiero in più sul fatto che esso semplicemente c’è. La maggior parte delle persone non è predisposta a concentrarsi sul respiro semplicemente perché non ha una sensibilità educata a farlo.
Iniziare una pratica di meditazione con l’attenzione sul respiro porta a conoscere molti aspetti della propria fisicità, sposta la consapevolezza su zone del corpo che non si ha l’abitudine di “sentire”, un po’ per fretta un po’ per cultura, e questo è già di per sé un fatto positivo. Alcune persone assumono l’atteggiamento di far rientrare l’addome per il timore di sembrare troppo in carne e così facendo atrofizzano una parte decisiva al movimento respiratorio, ovvero il diaframma; altre invece assumono posture scorrette che vanno a limitare la respirazione naturale ad un impercettibile atto utile il minimo indispensabile per la sopravvivenza.
Esempi di fattori che possono incidere sul corretto funzionamento respiratorio ce ne sono molti e chiunque abbia fatto esperienza di attenzione sul proprio modo di respirare si sarà accorto di particolari che nel tempo hanno dato una chiave di lettura in più per conoscere il corpo che respira e modificarne il movimento laddove si presentano anomalie o blocchi. Infatti una respirazione corretta è alla base della salute fisica e mentale per diversi motivi: ogni volta che si respira tutte le cellule del corpo si nutrono e si rigenerano; ogni volta che riempiamo i polmoni completamente tutti gli organi interni vengono massaggiati e tonificati dal movimento della cassa toracica; un ritmo respiratorio lento e regolare riequilibra il sistema nervoso; un respiro completo è una carica di energia pulita e gratuita.
Quando si fa pratica per un lasso di tempo considerevole della respirazione profonda, ovvero di una respirazione che coinvolge armoniosamente le zone deputate al corretto movimento del respiro, iniziano a codificarsi nuovi schemi posturali oltre che ad un adeguato schema respiratorio, è come se il sistema corpo avviasse un benefico processo di assestamento.
Al di là della fisicità a cui come prima istanza appartiene la respirazione, e che inevitabilmente entra a far parte delle prime scoperte da parte del praticante, il respiro apre anche ad un’altra possibilità, una possibilità che trascende la funzione fisiologica con il proposito di fare strada alla funzione complessa della coscienza: l’essere.
La vita contemporanea è dimentica della possibilità di una pausa, di una pausa inserita tra i momenti del quotidiano continuamente scanditi dal codice binario delle informazioni. Per quanto la respirazione stessa sia ritmata da fasi di sistole e diastole, espansione e contrazione, 0/1, in e out, è lo scopo di fondo a renderla diversa dal movimento in quanto tale. Questo scopo è appunto l’opportunità di fermare tutto per dare spazio all’essere di accadere semplicemente. Il respiro è un sottile filo che collega il corpo alla mente, è un mezzo indispensabile per calmare le nostre emozioni più vulcaniche, è la brezza utile a calmare il ribollio mentale che tanta energia assorbe, è una dimensione a metà strada tra fisicità e coscienza.
Questo rientrare in se stessi attraverso la respirazione –profonda o no che sia - consente di dare spazio ad informazioni nuove, diventa un atto conoscitivo di una grande rilevanza: inizialmente la corporeità dell’esperienza assorbirà tutta l’attenzione ma in seguito verranno alla luce dinamiche alternative o latenti, un modo di “essere” a ritmo ed il ritmo sarà dato dall’inspirare e dall’espirare, dal battito cardiaco, dal movimento ad onda dell’addome insieme al torace e al petto, fino a quando il flusso di pensieri sempre più rarefatto, sottile e silenzioso si scoprirà come un lago senza onde e saremo completamente presenti.
Un’esperienza di consapevolezza da cui possiamo tradurre che è la semplicità di respirare a rendere quest’azione uno strumento fondante la meditazione: fondante perché con poco tendiamo al momento presente e plachiamo le moltitudini mentali predisponendoci verso meditazioni più profonde, con quel poco che è però tutto se pensiamo alla vita.
[Alessandra Isidoro]
(Detto taoista)
A volte nella vita accade che sia il caso a disporci verso la realtà da un’angolazione diversa dalla solita, con uno sguardo nuovo verso dimensioni di significato più complesse, ricchissime di stimoli. Grazie a questo gioco probabilistico impariamo o reimpariamo come fare ed essere molte cose che fino a quel momento non sembravano nemmeno plausibili.
Così accade la meditazione.
Il più delle volte una persona inizia a meditare senza un motivo specifico, magari un amico ne ha parlato, forse una lettura diversa dal solito romanzo stagionale ha introdotto a quest’ argomento lontano, oppure nel caos del quotidiano l’occhio va a posarsi su un volantino appeso al bar dove appare la scritta “Incontri di Meditazione”…
In molte persone l’interesse verso le pratiche meditative nasce nel momento in cui diversi aspetti della vita fisica, mentale, emotiva, socio-culturale stanno subendo un cambiamento silenzioso seppur radicale; si sente un richiamo dal profondo che affascina e spinge ad andare in un qualche luogo esperienziale ed esistenziale non ancora ben chiaro.
Comunque sia, è sintomo di ricerca e di autoanalisi.
Per chi non si ferma alla “prima meditazione” l’esperienza decolla e iniziano le scoperte. Da principio non c’è un mistico silenzio, uno sciamanico sentire, uno stato di coscienza alterato o chissà cosa.
Il primo sguardo attento è verso il corpo, le sensazioni fisiche: l’inconsueta postura del sedersi a terra, a volte qualche tensione sulle spalle, gli sbadigli, i tremori… e così via per indefiniti esempi. Ma tra i movimenti del corpo ce n’è uno che brilla per la sua sottile presenza, l’esperienza del respiro profondo.
Nella maggior parte delle tradizioni orientali il respiro è una fase importante dell’esperienza meditativa, un elemento fondamentale di tutto il percorso del praticante. E non a caso.
Noi viviamo perché respiriamo. L’aria che entra dilata i nostri polmoni e consente al sangue di ossigenarsi, di prendere l’energia primaria per continuare a preservare le attività fisiologiche, per mantenere il sistema corpo nell’omeostasi, che è appunto la vita. Questo processo è così ovvio nelle nostre azioni quotidiane che capita raramente di dedicare un pensiero in più sul fatto che esso semplicemente c’è. La maggior parte delle persone non è predisposta a concentrarsi sul respiro semplicemente perché non ha una sensibilità educata a farlo.
Iniziare una pratica di meditazione con l’attenzione sul respiro porta a conoscere molti aspetti della propria fisicità, sposta la consapevolezza su zone del corpo che non si ha l’abitudine di “sentire”, un po’ per fretta un po’ per cultura, e questo è già di per sé un fatto positivo. Alcune persone assumono l’atteggiamento di far rientrare l’addome per il timore di sembrare troppo in carne e così facendo atrofizzano una parte decisiva al movimento respiratorio, ovvero il diaframma; altre invece assumono posture scorrette che vanno a limitare la respirazione naturale ad un impercettibile atto utile il minimo indispensabile per la sopravvivenza.
Esempi di fattori che possono incidere sul corretto funzionamento respiratorio ce ne sono molti e chiunque abbia fatto esperienza di attenzione sul proprio modo di respirare si sarà accorto di particolari che nel tempo hanno dato una chiave di lettura in più per conoscere il corpo che respira e modificarne il movimento laddove si presentano anomalie o blocchi. Infatti una respirazione corretta è alla base della salute fisica e mentale per diversi motivi: ogni volta che si respira tutte le cellule del corpo si nutrono e si rigenerano; ogni volta che riempiamo i polmoni completamente tutti gli organi interni vengono massaggiati e tonificati dal movimento della cassa toracica; un ritmo respiratorio lento e regolare riequilibra il sistema nervoso; un respiro completo è una carica di energia pulita e gratuita.
Quando si fa pratica per un lasso di tempo considerevole della respirazione profonda, ovvero di una respirazione che coinvolge armoniosamente le zone deputate al corretto movimento del respiro, iniziano a codificarsi nuovi schemi posturali oltre che ad un adeguato schema respiratorio, è come se il sistema corpo avviasse un benefico processo di assestamento.
Al di là della fisicità a cui come prima istanza appartiene la respirazione, e che inevitabilmente entra a far parte delle prime scoperte da parte del praticante, il respiro apre anche ad un’altra possibilità, una possibilità che trascende la funzione fisiologica con il proposito di fare strada alla funzione complessa della coscienza: l’essere.
La vita contemporanea è dimentica della possibilità di una pausa, di una pausa inserita tra i momenti del quotidiano continuamente scanditi dal codice binario delle informazioni. Per quanto la respirazione stessa sia ritmata da fasi di sistole e diastole, espansione e contrazione, 0/1, in e out, è lo scopo di fondo a renderla diversa dal movimento in quanto tale. Questo scopo è appunto l’opportunità di fermare tutto per dare spazio all’essere di accadere semplicemente. Il respiro è un sottile filo che collega il corpo alla mente, è un mezzo indispensabile per calmare le nostre emozioni più vulcaniche, è la brezza utile a calmare il ribollio mentale che tanta energia assorbe, è una dimensione a metà strada tra fisicità e coscienza.
Questo rientrare in se stessi attraverso la respirazione –profonda o no che sia - consente di dare spazio ad informazioni nuove, diventa un atto conoscitivo di una grande rilevanza: inizialmente la corporeità dell’esperienza assorbirà tutta l’attenzione ma in seguito verranno alla luce dinamiche alternative o latenti, un modo di “essere” a ritmo ed il ritmo sarà dato dall’inspirare e dall’espirare, dal battito cardiaco, dal movimento ad onda dell’addome insieme al torace e al petto, fino a quando il flusso di pensieri sempre più rarefatto, sottile e silenzioso si scoprirà come un lago senza onde e saremo completamente presenti.
Un’esperienza di consapevolezza da cui possiamo tradurre che è la semplicità di respirare a rendere quest’azione uno strumento fondante la meditazione: fondante perché con poco tendiamo al momento presente e plachiamo le moltitudini mentali predisponendoci verso meditazioni più profonde, con quel poco che è però tutto se pensiamo alla vita.
[Alessandra Isidoro]